Brites de Almeida, la panettiera de Aljubarrota, è una figura leggendaria ed eroina portoghese, il cui nome è associato alla vittoria dei portoghesi, contro le forze castigliane, nella battaglia di Aljubarrota (1385). Con la sua pala da fornaio, avrebbe ucciso sette castigliani che aveva trovato nascosti in un forno.
Si dice che Brites de Almeida fosse nata a Faro, nel 1350, da genitori poveri e umili, proprietari di una piccola taverna.
La leggenda narra che fin da piccola Brites si sia rivelata una donna robusta e brutta, con un naso adunco, una brutta bocca e capelli ricci. Avrebbe avuto sei dita alle mani, il che avrebbe rallegrato i genitori, poiché pensavano che avrebbero avuto una futura donna molto laboriosa in casa. Tuttavia, questo non sarebbe successo, poiché Brites avrebbe amareggiato tanto la vita dei suoi genitori, che sarebbero morti presto.
All’età di 26 anni era già orfana, un fatto che, si dice, non l’avrebbe afflitta molto. Avrebbe venduto i pochi beni che possedeva, decidendo di condurre una vita errante, negoziando di luogo in luogo. Sono molte le avventure che presumibilmente avrebbe vissuto, dalla morte di un corteggiatore ucciso con la sua propria spada, alla fuga in Spagna a bordo di una barca assaltata dai pirati che l’avrebbero venduta come schiava a un potente uomo della Mauritania.
Sarebbe finita, dopo una vita leggendaria, poco virtuosa e confusa, ad Aljubarrota, dove sarebbe diventata proprietaria di una panetteria e avrebbe intrapreso una vita più onesta. Si sarebbe ritrovata in questo villaggio proprio quando ebbe luogo la battaglia tra portoghesi e castigliani.
Sconfitti i castigliani, sette di loro fuggirono dal campo di battaglia per nascondersi nelle vicinanze. Trovarono rifugio nella casa di Brites, che era vuota perché Brites era fuori. Quando Brites tornò, avendo trovato la porta chiusa, presto sospettò la presenza di nemici ed entrò in silenzio alla ricerca dei castigliani. Avrebbe trovato i sette uomini nel suo forno, nascosti. Invitandoli ad uscire e ad arrendersi, e vedendo che non rispondevano perché fingevano di dormire o non capivano, li colpì con la pala, uccidendoli.
Si dice anche che, dopo l’accaduto, Brites avrebbe radunato un gruppo di donne e formato una sorta di milizia che inseguiva i nemici, uccidendoli senza pietà.
Nel 1514, Afonso de Albuquerque, fondatore dell’Impero portoghese in Oriente e governatore delle Indie portoghesi, voleva costruire una fortezza a Diu, una città situata nel regno di Cambaia, governata dal re Modofar. Afonso de Albuquerque fu autorizzato dal re D. Manuel I, a inviare un’ambasciata al re di Cambaia, chiedendo l’autorizzazione per costruire la fortezza. Il re Modofar non cedette alla richiesta, ma, apprezzando le offerte ricevute, diede ad Afonso de Albuquerque un rinoceronte. Poiché era impossibile tenerlo a Goa, Afonso de Albuquerque decise di inviare il rinoceronte al re D. Manuel I, come regalo.
L’arrivo dell’animale a Lisbona suscitò molta curiosità, non solo in Portogallo ma nel resto d’Europa, principalmente per il suo aspetto: il rinoceronte pesava più di due tonnellate e aveva una pelle spessa e ruvida che formava tre grandi pieghe che gli davano lo strano aspetto di un’ armatura. Fu il primo rinoceronte vivente sul suolo europeo dal III secolo.
Il rinoceronte, che si chiamava Ganda, fu installato nel parco del Palácio da Ribeira. Ricordando il re le storie romane sull’odio mortale tra elefanti e rinoceronti, D. Manuel I, che aveva un piccolo elefante come animale domestico, decise di verificare se questa storia era vera. Fu così organizzato un combattimento tra i due animali, cui parteciparono il re, la regina e i loro accompagnatori, oltre a molti altri ospiti importanti. L’evento venne organizzato nel terreiro do paço, oggi Praça do Commercio e furono allestiti dei palchi per assistere a questo spettacolo.
Quando i due animali si incontrarono faccia a faccia, l’elefante, che sembrava essere il più nervoso, andò nel panico e fuggi non appena il rinoceronte iniziò ad avvicinarsi, distruggendo i palchi e diffondendo il panico tra la gente.
Nel 1515 il re D. Manuele I decise di organizzare una nuova ambasciata straordinaria a Roma, per garantire l’appoggio del Papa, in seguito ai crescenti successi dei navigatori portoghesi in Oriente, e con l’obiettivo di consolidare il prestigio internazionale del regno. Tra le offerte decise di mandare il rinoceronte, che indossava un collare di velluto verde con rose e garofani dorati. La nave lasciò Lisbona nel dicembre 1515.
Una violenta tempesta si scatenò al largo di Genova, la nave affondò, l’intero equipaggio morì. Il rinoceronte, sebbene sapesse nuotare, finì per annegare, a causa delle catene. Tuttavia, fu possibile recuperare il suo corpo. Appresa la notizia, D. Manuel I ordinò di imbalsamare il rinoceronte e di inviarlo al Papa, come se niente fosse. Ma questo animale non ebbe grande successo con il Papa come l’elefante aveva fatto in precedenza!
In Portogallo questo rinoceronte è stato immortalato, essendo rappresentato nel Monastero di Alcobaça, dove c’è una rappresentazione naturalistica dell’animale a tutto corpo, con funzione di gargoyle, nel Chiostro del Silenzio. È stato anche ritratto dal grande maestro Albrecht Dürer, sulla base di una lettera di un mercante portoghese che conteneva un disegno del rinoceronte.
E un piccolo rinoceronte è stato anche immortalato nella torre di Belém. Dove? Vieni con me a visitarla e lo scopriremo.