By : Gennaio 11th, 2022 Da non perdere 0 Comments

La città deve il suo nome alla sorgente termale molto apprezzata dalla regina D. Leonor, moglie di D. João II, re del Portogallo secolo XV, che ebbe modo di provare le proprietà curative di queste acque quando le rimarginarono una ferita che non si rimarginava da molto tempo. La regina ordinò qui la costruzione di un ospedale, attorno al quale si formò il villaggio che divenne noto come “Caldas da Rainha”.
Ma quali sono le cose assolutamente da non perdere? Ecco una TOP 10.

1. Scatta una foto accanto alla statua di Bordalo Pinheiro (caricaturista, artista, ceramista e molto altro) e al suo personaggio più noto Zè Povinho

2. Visita il mercato della frutta a Praça da República e acquista alcuni prodotti tipici

3. Passeggia nel Parco D Carlos

4. Acquista le ceramiche Bordalo Pinheiro direttamente in fabbrica (e nell’outlet al primo piano)

5. Fermati a mangiare la tradizionale “Cavaca”

6. Visita il Museo Malhoa e rimani senza parole davanti alla Passione di Cristo in terracotta di Bordalo Pinheiro

7. Visita il Museo dell’Ospedale e scopri la storia della città e del primo centro termale e prenota una visita alla Piscina da Rainha dove nasce ancora quest’acqua miracolosa

8. Scopri la tradizione delle forme falliche (Re D Luis chiese un oggetto divertente per divertire i suoi amici. João Pereira, usando la tecnica della ceramica dell’epoca, inventò un fallo monocromatico)

9. Visita al Museo della Ceramica, all’interno di un’antica casa

10. Acquista i prodotti locali presso l’antica drogheria Pena, aperta dal 1909

Dove acquistare le cavacas:

Pasticceria Baia o rei das cavacas Rua da Liberdade 33
Pasticceria Machado Rua de Camões 41
Forno do Beco, Beco do Forno

Per una pausa pranzo
O Canas R Dr. Julio Lopes 15
Tacho Tv do parque 15
Casa Antero, Beco do Forno

By : Gennaio 9th, 2022 #umdiadecadavez 0 Comments

Per la nostra prossima storia, ho accompagnato Alex in una zona non lontana da Sintra, a Mem Martins, dove si trova il club columbofilo Algueirão e Mem Martins. 

Ed é qui che incontriamo Antonio, trascinato in questa passione da un amico. Attraverso le sue storie, ci apre un mondo assolutamente sconosciuto, quello dei piccioni viaggiatori, che decidiamo quindi di condividere con voi.

Ma prima di entrare nello specifico, cerchiamo di capire di più di questa tradizione che é molto più antica di quello che possiamo immaginare. 

Da Ramses III a Re Salomone, passando per Gengis Kahn o le forze armate del XX secolo, i piccioni viaggiatori hanno influenzato il corso di vari conflitti armati nel corso della storia e negli ultimi secoli sono diventati “atleti altamente competitivi”, in grado di volare anche mille chilometri in un giorno. 

La corsa dei piccioni è l’arte di allevare piccioni viaggiatori per la competizione ed è diventata uno sport in Belgio nel 1820. Praticato all’inizio soprattutto in Belgio, Olanda e Germania, si é poi diffuso nella penisola iberica negli anni 20/30 e, due anni fa, il Portogallo ha vinto una medaglia d’oro alla 36a Olimpiade dei piccioni.

I piccioni viaggiatori volano chilometri in un solo giorno con l’istinto di tornare a casa e hanno un “GPS biologico” allineato con il campo elettromagnetico del pianeta, che dà loro un senso di orientamento unico. E creano un rapporto unico con chi fornisce loro cibo e riparo.

L’attuale piccione viaggiatore è il risultato di incroci di alcune razze belghe e inglesi, effettuati nella seconda metà del XIX secolo. Questo modello di piccione è stato continuamente selezionato per accertare due caratteristiche principali: una capacità di orientamento e un morfotipo atletico. 

Il compito degli allevatori di piccioni é quello di migliorare le capacità fisiche e di orientamento per partecipare ai campionati. Sviluppano velocità massime comprese tra 87 km/h e 102 km/h su distanze che possono superare i 1.200 chilometri.

In queste competizioni, i piccioni viaggiatori non trasportano messaggi da una destinazione all’altra ma vengono trasportati dal loro loft a un certo punto di partenza, da dove devono tornare a casa.

È uno sport che, con sorpresa di molti, è diventato il 3° più praticato a livello nazionale, è praticato in tutto il mondo, dalle Americhe all’emergente e ricco continente asiatico, ovvero Cina e Giappone, anche il Sud Africa ha la “più grande Corsa del mondo” la “Sun City Million Dolar Race Pigeon” dove l’ “amatore” (nome con cui si identificano i proprietari dei piccioni in competizione) vince un premio di 1 milione di dollari, più parte del valore per il quale il piccione vincitore sarà venduto all’asta.

Grazie alla spiegazione di Antonio, presidente di questo club, scopriamo che esistono praticamente club colombofili in tutti i distretti che sono poi organizzati per regione ed esiste poi un’associazione nazionale. 

Ogni “allenatore” ha circa 100 piccioni o più. Si effettua sempre la selezione dei migliori per iscriverli alle gare. 

 

Il club Mem Martins é abbastanza antico, risale al 1976, ma ci spiega Antonio che ce ne sono di più antichi. Quello di Lisbona é stato tra i primi ad iniziare, ma oggi non é quello più forte a livello nazionale. 

Ogni club ha più squadre e Antonio ci porta a conoscere la sua, chiamata Avelinos, Barroso & Camolas dove Camolas è Antonio, che in questa squadra conta con Josè Avelino, Marco Barroso e João Avelino.

Attraverso questa squadra abbiamo potuto osservare più da vicino come funziona il lavoro di addestramento e preparazione dei piccioni. Questi sono allenati e accuditi  in piccionaie e molto spesso gli appassionati di questo sport sono obbligati a desistere per non avere abbastanza spazio dove collocare la piccionaia. 

 

Quando, per esempio, si vive in un condominio, non sempre gli altri inquilini lo permettono, e anche vivendo in una casa, a volte i vicini non sono d’accordo. Senza parlare del fatto che spesso l’evoluzione della città e l’esigenza di costruire nuove case ha portato alla distruzione di piccionaie. 

La municipalità in alcuni casi ha anche cercato di aiutare proponendo la costruzione di veri e propri villaggi colombofili. 

Antonio ci spiega che dedicarsi all’allevamento e allenamento dei piccioni é molto complicato, oltre ad essere estremamente caro perché i prodotti necessari, l’alimentazione e le cure mediche possono essere molto costose. Ed é una passione che richiede molte ore di lavoro. 

 

Innanzitutto ci spiegano che bisogna avere i piccioni per la riproduzione e i piccioni per le gare (i figli). Le uova vengono fecondate per 18 giorni prima della nascita dei piccoli piccioni. Piano piano i nuovi arrivati devono abituarsi all’ambiente, e alla strada.  Si comincia con piccoli voli spontanei nella colombaia, e poi si inizia con l’allenamento vero e proprio. 

Il colombofilo deve realizzare un vero e proprio piano di allenamento. I piccioni devono allenarsi due volte al giorno. Quando sono pronti si comincia con l’abituarli ad allontanarsi, lasciarli liberi e farli tornare a casa da soli. Si comincia con 120 km e poi si aumenta la distanza. 

 

É richiesto un accompagnamento quotidiano e molte cure.

Oggigiorno l’allenatore di qualsiasi sport non è solo un coach, deve essere un leader, deve essere uno psicologo, deve essere un preparatore atletico, un analista, deve essere tutto ciò che gira intorno all’arte di comandare una squadra, e cosi dietro un “Colombofilo” c’è un allevatore, un “nutrizionista” – il cibo durante la settimana non è sempre lo stesso, questi animali effettuano prove che vanno da 200-300 km (gare di velocità), passando per 300-500 km (media distanza) e da 500 a 800 km ( profondità), essendo che per quelle più vicine, il piccione deve essere più leggero rispetto a quelle più lontane, dove le sue riserve energetiche devono essere maggiori, un “veterinario” – Tutti i piccioni per poter partecipare alle gare devono essere vaccinati all’inizio della stagione, dopodiché è indispensabile effettuare cure per le malattie più comuni, come coccidiosi, tricomoniasi, salmonellosi e vie respiratorie. È importante prestare sempre attenzione durante la stagione, poiché un piccione non vola solo con le ali, se le sue vie nasali e/o i suoi polmoni sono ostruiti gli costa correre. É anche un preparatore fisico – esperto in gran parte della fisiologia dello sforzo per il recupero dell’atleta dopo la competizione, le vitamine da somministrare, gli amminoacidi o anche gli elettroliti per il recupero; tutto questo fa parte della competizione e della vita di un colombofilo.

Trattare i piccioni come atleti agonisti è un processo lungo e molto particolare che richiede pazienza e metodo di lavoro.

In Portogallo, le corse dei piccioni si svolgono tra febbraio e giugno di ogni anno e nei mesi rimanenti ci sono altre gare di piccioni, vale a dire i derby. Il numero di piccioni è stimato a 4,5 milioni.

 

Il club organizza la consegna. Ogni piccione ha un anello alla zampa. Prima era un anello di gomma con un numero che l’allenatore registrava e quando il piccione rientrava, annotava il numero e ritirava l’anello. Ma questo poteva creare imbrogli. Oggi il sistema é molto più complesso. Ogni allenatore e ogni club di riferimento hanno una macchina che registra i singoli piccioni con il numero di riferimento di un anello di latta alla zampa che corrisponde a una vera e propria scheda di identità. Il trasporto avviene in camion TIR, dotati delle cure necessarie per il benessere degli uccelli, in termini di abbeveraggio, controllo della temperatura interna e cibo, essendo autentici atleti dell’alta competizione.

Arrivati al punto di partenza i piccioni sono liberati e iniziano il volo verso casa. Raggiungono una velocità di 700/800 km l’ora. 

 

Ci sono varie teorie, ma non c’é ancora una spiegazione concreta, su come riescano ad orientarsi e partire, sapendo che arrivano al punto di partenza in un camion completamente chiuso. Ma fatto sta che ritrovano la strada di casa. E una volta tornati, ogni allenatore regista il CIP del documento di ogni piccione nella macchina e registra cosi il tempo di volo e la velocità. 

E se a livello di preparazione fisica dei colombi, gli allevatori devono prestare attenzione all’alimentazione e allo stato di salute degli animali, in relazione alle strategie per farli tornare più velocemente, il discorso è diverso, in quanto il rapporto tra addestratore e animale può essere decisivo. Visto che in queste competizioni non basta lasciare i piccioni viaggiatori in un determinato luogo e farli tornare a casa. Devono tornare a casa il più velocemente  possibile. 

Ci sono diverse strategie. 

Per esempio durante la settimana i maschi vengono separati dalle femmine e preparati per la prova e quando tornano sanno automaticamente che quando arrivano in soffitta le femmine sono lì ad aspettarli e viceversa. O si può preparare una specie di zuppa di latte e miele.

Ma a quanto capiamo ognuno ha il suo segreto e non vuole rivelarlo. 

Stiamo quasi per lasciare i nostri nuovi amici quando arriva Carlos Barbosa, che ormai di piccioni non ne ha più ma continua a venire al club. Ha cominciato a dedicarsi ai piccioni per passione. Originario di Ponte de Lima, allevava i piccioni da bambino e creava con essi un tale legame che, quando i piccioni venivano venduti al mercato, se l’acquirente non faceva attenzione a tenerli in casa nei giorni a seguire, i piccioni scappavano e tornavano da lui. Una volta suo padre gli aveva detto che gli stessi piccioni erano rientrati tre volte!

Ci lascia con una storia davvero incredibile e divertente. Racconta di aver accolto e allenato un piccione che nessuno voleva, visto che rifiutava di accoppiarsi e passava le sue giornate vicino ai piccioni maschi come lui.  Inscritto ad una gara, riuscì a stupire tutti. 

Carlos era uscito di casa, calcolando che i piccioni avrebbero cominciato a tornare di li a un paio d’ore. Poco dopo, una chiamata di sua moglie lo aveva avvisato che un piccione era già nella piccionaia. Visto che mancava ancora molto tempo, aveva pensato ad un piccione perduto che aveva trovato rifugio nella sua piccionaia. Immaginatevi la sua sorpresa quando, tornato a casa, aveva scoperto che quel campione non solo era un suo piccione, ma era proprio quel piccione che nessuno aveva voluto. 

Insomma, andiamo via con la consapevolezza di aver scoperto un mondo quasi sconosciuto, fatto di antiche tradizioni, pazienza, molto lavoro, affetto, cure e dove non c’é spazio per la discriminazione.