Nel quartiere di Alfama, nella “costa do Castelo” o più giù, quasi nascosto nel piccolo passaggio scendendo le scale da largo das portas do sol, si è catturati dalla voce emozionante di Ruca e dal suo fado.
Originario di Leiria, Ruca Fernandes scopre il fado intorno ai 20 anni per puro caso. Durante un banchetto di nozze, assiste ad uno spettacolo di fado, ed é subito amore.
Da quel momento comincia ad ascoltare i dischi di fado di suo padre, ad imparare le parole ed inizia a cantare. Le prime volte che lo fa in pubblico sarà in delle serate di Karaoke, quando scopre che tra le musiche disponibili c’è anche il fado e comincia cosi a cantare.
Quindici anni fa scopre il fado vadio (fado di strada, quello che tradizionalmente si canta nelle taverne), e decide di tentare. Impara un fado, “a moda das tranças pretas” e si presenta una sera nella Tasca dos chicos e chiede di cantare. Qualche minuto per concordarsi sulla tonalità con i chitarristi ed ecco che la sua voce si espande per il locale.
Ruca comincia a cantare fado con più frequenza ed inizia ad avere contatti con altri fadisti ed é cosi che nel 2007 si esibisce nella “Grande noite de Lisboa”, uno speciale spettacolo dedicato al Fado. Partecipa anche a due concorsi canori, “Concurso de fado de Odemira” e da “Costa da Caparica” e li vince entrambi.
Ruca inizia anche a partecipare a delle visite guidate dedicate al fado, dove al racconto delle guide si unisce l’emozione della sua voce.
Ricordo la prima volta che l’ho sentito cantare: è stato in un ristorante di fado, dove Ruca cantava accompagnandosi alla chitarra come fa ancora oggi. Ricordo l’emozione di quella voce, e di come la sua bravura avesse colpito i turisti che accompagnavo quella sera. Quando poi l’ho reincontrato e conosciuto meglio, ho scoperto che dietro il suo essere artista si nasconde una persona estremamente timida.
E allora gli chiedo come fa, come riesce a dominare la sua timidezza e a cantare davanti a tante persone. E Ruca mi confessa che il Fado è quasi una terapia.
Nel momento in cui prende la sua chitarra e comincia a cantare, entra in un’altra dimensione, si trasporta su un piano diverso, dove non esiste timidezza, dove non ci sono le persone che lo guardano, dove esistono solo lui e la sua musica. E non è un caso, mi spiega, che i tipi di fado che più ama cantare siano quelli più malinconici e tristi. In fondo in quel modo riesce ad esprimere quello che sente, incanalando in quella musica la sua anima. Perché cantare fado è esporsi all’emozione, propria e di chi ti ascolta, senza filtri. In fondo nel fado ancora prima della tecnica è importante l’anima, e la capacità di trasmettere la propria emozione.
Quando spiego il fado a qualcuno che non lo ha mai ascoltato, dico sempre che capire le parole non è importante, e non lo è neppure il fatto che il cantante abbia una tecnica vocale perfetta. Quello che davvero importa è che chi sta cantando riesca a farlo senza barriere, senza filtri, perché chi lo ascolta possa sentire la sua anima.
Ruca è d’accordo che il fado è una musica universale, che tutti possono capire pur senza cogliere la parole e il suo significato, perché è emozione pura.
E personalmente conosco bene questa sensazione perché io stessa mi sono emozionata tante volte, spesso fino alle lacrime, ascoltando il fado, pur all’inizio senza parlare portoghese. E con Ruca mi è successo più di una volta. Perché quando canta, si sente che lo fa con il cuore. Per lui la musica è tutto.
Quando gli chiedo cosa provi quando riesce ad emozionare le persone cosi, mi dice che sente di aver fatto un buon lavoro, perché significa che la sua musica è arrivata al cuore delle persone, alla loro parte più intima.
Mentre parliamo, ogni tanto si interrompe, impugna la sua chitarra e comincia a cantare. Come se la sua anima fosse “posseduta”dal fado e non potesse fare a meno di cantarlo. La nostra conversazione è piacevolmente interrotta più volte da questi momenti, in cui per raccontarsi meglio, Ruca lo deve fare attraverso la musica.
E allora inizia suonare, chiude gli occhi, e la sua voce comincia a risuonare tra le strade di Alfama, intonando un fado, “Com que voz”, poema del grande poeta Luis Vaz de Camões, cantato dalla celebre Amalia Rodrigues.
E la gente si ferma, una persona dopo l’altra, affascinati da quella musica e sopratutto dalla voce di Ruca.
Sono pochi giorni che Ruca ha cominciato a cantare per strada. C’è meno lavoro nelle case di fado in questo periodo. Ma Ruca lo fa soprattutto per essere in contatto con le persone, in fondo il fado è anche quello, trasmettere emozione cantando tra la gente, in un’atmosfera assolutamente intima.
Ruca mi confessa che il suo sogno più grande sarebbe quello di essere invitato a cantare fado all’estero, essere ambasciatore di questa musica. E noi glielo auguriamo. In fondo tante cose sono cambiate dai suoi inizi: ora spesso possiamo ascoltare la sua voce su Radio Amalia (radio dedicata al fado, n.d.r.) e ha già pubblicato due dischi, nel 2008 e nel 2018.
Ma ci sono sempre nuove sfide che lo aspettano. Ruca mi dice che ogni giorno per lui è una sfida personale, con se stesso, per migliorarsi, per riuscire a raggiungere sempre più tecnica, cantare fado sempre più complicati, trasmettere sempre più emozione.
Ruca mi racconta che ai suoi inizi era andato in una casa di fado a chiedere delle informazioni su dove poterlo studiare e il portiere di quella casa gli aveva chiesto in cosa potesse aiutarlo. Ruca gli aveva detto di essere alla ricerca di una scuola in cui imparare il fado. E allora quel signore gli aveva detto che “il fado non si impara, fadista si nasce”.
Sicuramente, come Ruca dice, bisogna sapersi perfezionare e curare anche la propria tecnica, ma io sono d’accordo con quel signore “fadista si nasce”.
C’è un’emozione nel cantare il fado che o hai o non hai. E quella non la puoi imparare. E Ruca ce l’ha.
Basta vedere l’atmosfera che nel frattempo si è creata intorno a noi. Il sole é tramontato, sta diventando notte nei vicoli di Alfama.
Nel piccolo passaggio tra due strade dove ci siamo fermati a parlare con Ruca, si accende una fioca luca. Ruca sta cantando “Gente da minha terra”, uno dei miei fado preferiti. Sulle scale che scendono ad Alfama la gente comincia a fermarsi. Si è creata una piccola folla, ma tutto tace. Nessuno osa interrompere quella magia che Ruca è riuscito a creare. Come se in quel momento tutti trattenessero il fiato, colpiti da quell’emozione che la voce di Ruca trasmette. Continua a cantare, con gli occhi chiusi. Non sa quanta gente si è fermata, non li vede. In quel momento non c’è posto per niente e per nessuno: esiste solo lui e la sua voce, la sua musica, il suo fado.