Nell’antico quartiere di Alfama, nella rua do Salvador 83, ci si imbatte in un piccolo negozio/atelier di un artista davvero unico nel suo genere: Alberto. E a fare la guardia al suo negozio, sdraiato proprio sotto la porta, c’é il suo gatto Gordon.
Nato in Angola, nel ’69, Alberto vive a Lisbona da più di trent’anni. Ha vissuto in quartieri diversi, ma da circa 15 anni é Alfama che é diventata la sua casa.
Quando é arrivato in questo quartiere e in questa strada quasi nessuno voleva abitarci, faceva parte della Lisbona meno curata, più abbandonata. Ma Alberto ha mostrato da subito il suo spirito combattivo, coinvolgendo anche gli altri abitanti della zona a partecipare, occupandosi essi stessi della pulizia e della cura di questa strada. Pochi anni dopo, la zona veniva rivalutata. Ma Alberto avrebbe fatto ancora un’altra piccola grande scoperta: un’antica placca, nascosta da cavi elettrici, che si sarebbe poi scoperto essere un cartello stradale dell’antichità, il più antico della città.
Ed é proprio qui che Alberto ci accoglie nel suo mondo, nel suo atelier dove realizza e vende le sue opere. Quando entriamo, restiamo subito colpiti dall’atmosfera vintage che regna nel negozio. Dappertutto, oggetti decorati con antiche riviste ci riportano al passato: paravento, quadri, specchi, oggetti di ogni tipo. Ma soprattutto valigie: valigie antiche di ogni forma e misura, cui Alberto ha donato nuova vita.
E allora mi accomodo e lo ascolto mentre mi racconta come é cominciata.
Era molto giovane quando la sua famiglia lo manda in Portogallo, e il Carmo e lo Chiado saranno la sua prima casa. Alberto inizia a lavorare in campi diversi, ma il suo desiderio era poter usare la manualità. Lo spirito artistico ha sempre fatto parte di lui, in fondo nella sua famiglia dal lato paterno erano artisti, musicisti, poeti. L’arte Alberto l’ha sempre avuta nei suoi geni.
Il suo grande sogno era stato sempre un giorno fare di questa passione per l’arte manuale il suo lavoro. E riuscire a vivere della sua arte.
16/17 anni fa un incidente grave cambia le cose, ferendogli gravemente le dita di una mano. Ma Alberto non si arrende e comincia a lavorare alla Feira da Ladra, il celebre mercato delle pulci di Lisbona. Ed é li che si ritrova proiettato in un mondo di oggetti antichi, e due cose colpiscono la sua attenzione: le riviste d’epoca e le antiche valigie.
La valigia: un oggetto che oggi leghiamo al viaggio, alle vacanze, ma che per Alberto é una memoria importante della sua vita. Quando era ancora bambino, nel mezzo della guerra civile nel suo paese, bisognava spostarsi spesso, scappare. E allora la valigia era custode delle cose importanti, era la casa che ci si portava dietro.
Da un posto ad un altro, con la vita racchiusa in una valigia.
E allora la valigia per Alberto é la memoria di questo passato, un passato che non vuole necessariamente raccontare, non perché lo voglia dimenticare, ma perché dice che lui non rientra tra quegli artisti che sentono il bisogno di rendere pubblico il proprio inferno personale per essere capiti ed apprezzati.
Quello che Alberto ha vissuto negli anni della sua infanzia non é sicuramente stato semplice, ma non é quello che vuole ricordare. Alberto si reputa una persona fortunata ed é sempre col sorriso che vuole guardare alla vita, cercando le cose belle che ha da offrirci.
E allora questo oggetto legato ad una memoria del passato, la valigia, si trasforma e ritrova nuova vita attraverso riviste d’epoca.
Alberto comincia cosi a realizzare dei collage di immagini vintage e con queste inizia a decorare antiche valigie e, proprio nel luogo che lo aveva inspirato, la fiera da Ladra, comincia a venderle.
Erano tempi diversi, all’epoca non c’era troppo spazio per gli autori, gli artisti. Un’idea originale la sua, ma che inizialmente si scontra con molti pregiudizi, sull’idea in sé e su chi quest’idea l’aveva avuta.
Ma come abbiamo già capito, Alberto non si dà facilmente per vinto e quindi continua sulla sua strada e comincia a riscuotere un certo successo, all’inizio più tra gli stranieri che tra i portoghesi.
Un episodio gli farà capire di essere sulla strada giusta: un giorno, una bambina di 8/9 anni resta completamente affascinata da una delle valigie di Alberto e comincia a chiedere ai genitori di poterla avere. Se la madre risponde con indecisione, il padre decide di accontentare la figlia che reagisce con una gioia ed un’allegria che Alberto quasi non riesce a descrivere. Ricorda perfettamente quel momento, la felicità di quella bambina, come aveva abbracciato la sua valigetta, come era stata grata ai suoi genitori. Alberto aveva capito che se una sua opera aveva potuto rendere quella bambina cosi felice, allora era proprio quella la sua strada.
E ricordandolo si commuove ancora. E ci confessa, che quando ha qualche momento di sconforto, ancora oggi, é proprio a quella bambina che pensa.
La svolta arriva quando l’allora proprietaria del famoso negozio A vida Portuguesa, che Alberto già conosceva, apre il suo primo negozio di questa famosa marca e chiede ad Alberto di poter vendere le sue valigie. Alberto accetta anche perché Catarina mostra da subito grande fiducia nel suo lavoro, offrendosi di comprare le sue opere per poi venderle nel suo negozio. E li, la grande svolta. Le valigie di Alberto cominciano ad avere un enorme successo e la sua opera diventa sempre più conosciuta. E Alberto capisce che é proprio questo, essere artista, il suo destino.
La vita di Alberto non é sempre stata semplice, vari problemi di salute negli ultimi anni lo hanno messo a dura prova, ma lui é un vero guerriero e ne é sempre uscito. Ed é anche per questo che lo scopo principale della sua arte é donare un sorriso.
Alberto lascia ben chiaro il fatto che utilizzare episodi tristi della sua storia nella sua arte non gli interessa. Questo non significa che non voglia lanciare un messaggio. Le immagini che sceglie per la realizzazione dei suoi collages non sono mai casuali, ma volte a lanciare un messaggio legato alla società di oggi, o a rappresentare aspetti della vita attuale e della gente che ci circonda. Ma il messaggio é per pochi. Molti si fermano alla bellezza della decorazione. E ad Alberto va bene cosi. Che ci si interroghi più a lungo o che si apprezzi solo la bellezza dell’opera, l’importante é per Alberto riceverne il messaggio positivo, osservala e sorridere, sentirsi allegri con la sua opera tra le mani.
É questo che Alberto vuole. Si definisce un esteta, apprezza il bello e cerca la bellezza, sotto ogni sua forma, in ogni cosa e ogni situazione della sua vita. Per lui é la cosa più importante. Dice che la vita é una scatola piena di sorprese. Mi fa pensare a Tom Hanks nel celebre ruolo di Forrest Gump quando dice che la vita é una scatola di cioccolatini e non sai mai cosa ti capita.
In fondo la filosofia di vita di Alberto é proprio questa: aprire la scatola e lasciarsi sorprendere.
A volte ci sono momenti di difficoltà, anche perché per guadagnare il proprio posto nella società finiamo per appartenere a un gruppo, una categoria, e questo qualche volta significa imparare anche a scendere a compromessi. Ma Alberto mostra pazienza per le situazioni più complicate e continua a sottolineare quanto si senta fortunato per riuscire a vivere con il lavoro che ama e perché alla fine ha ottenuto il suo posto.
Alberto adora il contatto con la gente e lo si vede anche dal via vai delle persone che passano, anche solo per un saluto, dal suo atelier.
Oggi la sua casa é in Alfama, ma lui Lisboa l’ha girata quasi tutta e la conosce bene. Come ci dice é passato da una collina all’altra, dallo Chiado, quando é arrivato, nella Lisbona più raffinata e meno popolare, all’Alfama, il quartiere più popolare di tutta Lisbona. Un quartiere che Alberto ricorda come molto vivo, con tanta gente per la strada. E anche adesso che Lisbona sta cambiando, si sta modernizzando, sta diventando sempre più cosmopolita, con molta gente di passaggio, Alberto vede l’aspetto positivo di questo cambiamento che, secondo lui, sta dando nuova vita alla città.
Ma in questa Lisbona moderna e cosmopolita, il suo atelier resta un luogo quasi fuori dal tempo. Alberto oggi si dedica per lo più a pannelli, piccoli quadri. E quando non riesce a concentrarsi, esce, fa una passeggiata, resta in silenzio a contemplare e poi torna e comincia a creare.
Le sue opere oggi le possiamo acquistare solo nel suo atelier ma molti, soprattutto portoghesi, chiedono ad Alberto la realizzazione di opere su misura.
Prima di lasciarci ho per Alberto un’ultima domanda: perché la rosa al petto?
Alberto mi racconta che circa 15 anni fa stava combattendo contro una malattia di cui non parlava con nessuno. I suoi colleghi nella Feira da Ladra si erano ovviamente accorti del cambiamento fisico, ma nessuno osava domandare. Un giorno, un uomo che non andava per nulla d’accordo con Alberto, quello che meno bene lo aveva accolto, gli si era avvicinato e aveva chiesto ad Alberto come stava. E gli aveva donato un fiore da mettere al petto, come simbolo di speranza, di vita, di fiducia. E da allora Alberto porta sempre un fiore in petto, perché anche oggi che la malattia é lontana, quel gesto non va dimenticato.
Un gesto inatteso, una mano tesa da chi non si aspettava, un messaggio di speranza che Alberto vuole continuare a ricordare. Perché, come dice lui, la vita ti sorprende quando meno te lo aspetti.
È commovente leggere ed entrare nella vita di questo artista ma nello stesso tempo ti apre il cuore alla gioia per il messaggio di speranza e di forza che contiene. Grazie a chi in questo incontro ha saputo cogliere e trasmettere tutto ciò . Continuate così questi messaggi rendono la vita più leggera.❤️