Eduardo: attraverso un mare di avventure

By : Luglio 27th, 2021 #umdiadecadavez 0 Comments

Leggere in un articolo che nella città di New York nel 2021 sono stati raggiunti 10 Guiness World Records ci impressiona. 

Ma se vi dicessimo che in Almada, nella piccola Cacilhas, ce ne sono ben tre?

E sono tutti concentrati nelle mani della stessa persona: Eduardo Diniz Henriques. 

Ma andiamo con ordine e cominciamo a conoscere più da vicino Eduardo e la sua storia. 

 Nato a Coimbra, arriva a Lisbona da piccolino; e oggi ci racconta una storia degna di un libro.  

Parte per la leva con l’aeronautica e arriva cosi in Mozambico. Il contatto con l’Africa lo segna per sempre.

Comincia a parlare di quelle terre, del suo popolo, degli anni di lavoro che a quelle terre sono legati e quello che ne viene fuori é un evidente amore per l’Africa e una nostalgia per quelle terre che ancora lo accompagna. Il suo rammarico, dice, é non essere rimasto li. 

É in Mozambico che Eduardo decide di imbarcarsi e cominciare la sua vita per mare. All’inizio come “Controllore del carico” e più avanti come “Pilota di navigazione”. Nel frattempo studia nautica e diventa pilota (colui che aiuta il comandante in acque portuali nelle manovre di attracco o partenza) . Al lavoro sulle navi dedicherà circa quindici anni della sua vita. 

Quando ci parla di quegli anni lo fa con entusiamo. In fondo viene da un popolo di navigatori. E questo Eduardo non lo dimentica. E porta questa eredità storica e culturale con orgoglio. 

Alterna il suo racconto con quelli della storia portoghese, ricorda i luoghi in cui il popolo lusitano é attraccato tanti secoli fa e quando lui stesso ha potuto visitarli. 

In qualche modo aver vissuto per mare, aver attraversato quei luoghi, gli ha permesso di capire le difficoltà che i suoi antenati avevano vissuto prima di lui.

E comincia a raccontarci di quando per lavoro, su una nave, la Induna (che, ci spiega, in lingua zulu vuol dire “colui che comanda”) effettuava viaggi della durata di tre giorni tra Durban e Città del Capo. Ci spiega che durante quei viaggi aveva compreso le difficoltà che i navigatori prima di lui avevano incontrato nel passaggio di Capo di Buona Speranza. Le correnti che si incontrano e si scontrano tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano creano tempeste terribili. 

E lui, proprio come in un libro di avventure, quelle tempeste le ha attraversate, lavorando il quel periodo come secondo pilota. 

Ci racconta quell’esperienza con tanti piccoli particolari, disegnando un percorso attraverso una linea immaginaria sul tavolo. E il suo sguardo si illumina quando ci parla di come sia sopravvissuto alla tempesta e alla visione di una enorme roccia che si ergeva dal mare. “Ho capito quello che i naviganti portoghesi provavano e perché pensavano che grandi mostri abitassero quelle acque” – ci dice. 

Ed é da queste esperienze legate al mare e dalle sue tante avventure che viene la passione per il mondo nautico, e due attività che, ci dice, sono interconnesse: il collezionismo di oggetti d’arte nautica e la realizzazione di enormi quadri decorati con monete di tutto il mondo. 

La prima passione nasce per una sorta di moto di orgoglio: negli anni 76/77 lavorava su una nave frigorifica in Olanda e si era ritrovato, in un porto olandese, alla presenza di vari oggetti nautici e parti di navi portoghesi. E allora si era detto che non era giusto che lui, portoghese, stesse a guardare mentre altri paesi compravano ed esponevano parti di storia del suo paese. 

E da li aveva cominciato a comprare pezzi di navi antiche, alcune anche molto rare, e a collezionarle. Il suo sogno sarebbe poter comprare una villa a Malaga che ha visitato e che é ricca di oggetti nautici. Un vero tesoro. Oggi alcune le rivende, é diventato il suo lavoro. Ma i pochi clienti sono stranieri.  

E sono stranieri anche quelli che di solito si interessano alla sua grande passione, quella che gli é valsa tre record mondiali: la realizzazione di quadri con monete di tutto il mondo.

La creazione di questi quadri, spesso di enormi dimensioni, prevede tutta una procedura abbastanza complicata. Una volta avuta l’idea del soggetto, legato alla tematica dell’espansione marittima portoghese, realizza il disegno su un foglio per poter creare le misure in scala. Poi sceglie le monete, perché devono essere adatte alle misure da raggiungere, e conta quante monete serviranno a realizzare il quadro.  

A quel punto passa al disegno e alla pittura e, finalmente, alla paziente applicazione delle monete, cui viene applicato un pezzetto di nastro biadesivo.  E alla fine, completa il tutto con una vernice trasparente. 

Ovviamente tutto é preparato con cura, anche il colore da utilizzare come base del disegno, che deve mettere in risalto il colore delle monete, e le monete stesse, che sono a volte nuove (più chiare e brillanti), a volte più antiche ma lucidate e altre antiche e non lucidate, per creare diverse variazioni e intensità di colori. 

La preparazione di un quadro, dipendendo dalle dimensioni, può durare intorno ai sei mesi. 

Incredibile, per esempio, é il quadro Brasil con 17.630 monete, metà brasiliane e metà portoghesi 

Ma come é nata questa idea? Perché questo tema e perché le monete?

Eduardo ci racconta che si dedicava da tempo alla collezione di monete e quindi ne aveva tante. Alcune acquistate, altre scambiate alle fiere di antiquariato con altri oggetti.  

Aveva pensato di farne qualcosa e allora aveva legato l’idea delle monete all’idea della fortuna, e quale fortuna maggiore se non quella della grande storia marittima portoghese?

Eduardo non nasconde che dietro quest’idea c’é però anche tanta amarezza. Oggi quando si parla del Portogallo, si parla spesso di un piccolo paese povero. Sembra che quasi si faccia fatica a ricordare l’epoca gloriosa di questo paese. E Eduardo si dice molto deluso dell’atteggiamento dello stesso popolo portoghese che sembra spesso rassegnato a quest’ idea del proprio paese e che nulla fa per mostrare al mondo una realtà differente. 

Eduardo é molto agguerrito e difende la sua libertà di espressione e ci tiene a sottolineare che il 25 aprile (1974, fine della dittatura n.d.r.) da un certo punto di vista é stato il 25 “della disgrazia” perché molte cose sono cambiate, il paese ha dimenticato la sua gloria e il suo passato.

Ed é proprio quella gloria che Eduardo vuole ritrovare attraverso le sue opere. 

Il suo primo quadro non ce l’ha più: durante un’esposizione nell’università Lusofona é stato acquistato dal rettore. Rappresentava il mostro Adamastor, quello delle Lusiades di Luis Vaz de Camões, tutto realizzato con monete portoghesi. 

Ma sono altri tre i quadri che gli sono valsi i titoli di Guiness World Records, nell’ordine:

  • Il quadro Bandeira (Bandiera) realizzato con 19.045 monete

Al centro, la mappa di Portogallo. In basso le parole LUSITANIA, PORTOGALLO, PATRIA, FEDE IN DIO. Sul fondo la bandiera portoghese.

  • Impero portoghese, con 37.121 monete e cinque metri di lunghezza realizzato con monete provenienti da tutte le ex colonie portoghesi
  • Il quadro Europa, 8 metri e 40 e 183 cm di altezza, 67.567 monete di diverso valore e metallo. 

Ora  quadri cosi grandi non ne realizza più, perché richiedono un grande investimento finanziario. Allora realizza quadri più piccoli, con l’inserimento di alcune monete. 

É rimasto il progetto di un’ultima opera che non é riuscito a realizzare e di cui ci mostra i disegni: un quadro di 20 metri di lunghezza in cui andava rappresentato il Brasile e il Castello di São Jorge e per cui sarebbero necessarie 150.000 monete. 

Il sogno di Eduardo sarebbe stato poter esporre queste opere, tra cui i suoi quadri, ma anche presepi, oggetti nautici e orologi realizzati con le monete, in uno spazio museale.  

Eduardo é combattivo e le ha davvero provate tutte: ha scritto ai giornali, al presidente della Banca Europea e di quella portoghese, a tutte le istituzioni legate alla cultura, ma per il momento il suo desiderio di esporre le sue opere ancora non si é realizzato. 

Qualche straniero gli fa visita di tanto in tanto, una giornalista canadese gli ha anche dedicato un articolo. Ma le sue opere continuano, per il momento, ancora ammassate nel suo atelier.

Oggi, a 76 anni, ci dice che già non si aspetta di realizzare questo suo sogno, ma lo dice con un evidente rammarico e tristezza. 

Mostra con orgoglio anche una lettera di José Hermano Saraiva, cui aveva mandato un piccolo libro, in cui il divulgatore storico promette di custodire questo libro in biblioteca, e un’altra lettera addirittura del papa Giovanni Paolo II che lo ringrazia del libro che gli aveva donato. Anche Papa Francesco gli ha scritto, ci dice.

Ci lasciamo con un’ultima domanda: il suo sogno. 

E Eduardo ci da forse la sola risposta che un uomo dalle mille avventure come lui poteva darci: “Vincere alla lotteria per poter costruire un museo in cui lasciare le mie opere a tutti coloro che vorranno vederle e poi comprare una piccola barca e fare il giro del mondo”. 

Ci riuscirà? Possiamo solo immaginare quali altre avventure avrà poi da raccontarci. 

Se volete visitare l’atelier di Eduardo a Cacilhas, é in Rua Elias Garcia, n.34 

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