Quando si scende nelle vie di Alfama, prendendo la lunga scala che parte dal Largo das Portas do Sol, quella in cui i resti dell’antica muraglia ci riportano ad un tempo lontano, nel portico di una casa ci accoglie lei, Dora, una classica mamma portoghese.
Una mamma di quelle affettuose, che non si dimentica di dare un bacio o una carezza ai suoi figli.
E le guide di Lisbona, non possono non conoscerla, perché quando si passa per Alfama, il suo sguardo gentile e il suo saluto pieno di allegria é immancabile.
Ed é cosi che l’ho conosciuta, perché passando per quella strada ero sempre colpita dal suo sorriso e dalla sua gentilezza. E quando per qualche giorno non mi ha visto passare, ha chiesto a chiunque mi conoscesse mie notizie. E da allora, mi ha adottata, da allora sono “a sua filha” e quando c’é bisogno di un abbraccio di mamma, quello di Dora non manca mai.
Dora vende la ginjinha per strada, il liquore tradizionale di visciole, arricchito di zucchero, cannella e “aguardente”, quello che, secondo la tradizione, era venduto già nel secolo XIX come rimedio per il mal di gola.
A Lisbona é una tradizione, un bicchierino di ginjinha non può mancare. E chi viene a Lisbona da turista la ginjinha la deve provare e di solito lo fa in uno dei bar della città.
Ma Dora la ginjinha la vende per strada, come anticamente. La municipalità di Lisbona lo permette, nell’antico quartiere di Alfama, in cambio di una tassa mensile.
E prima di questa pandemia, durante le feste popolari di giugno, Dora preparava anche il tradizionale “arroz doce” con la sua ricetta speciale (Delizioso!)
Dora é una donna di Alfama, é il suo quartiere e ne va fiera. É qui che é nata, nella casa dei nonni, a poche strade di distanza da dove vive ora. É qui che ha sempre vissuto, in quella stessa strada in cui era nata, in una casa vicina.
É ad Alfama che Dora ha incontrato il suo João. Un amore nato quando lei aveva 13 anni e lui 18, coronato dal matrimonio tre anni dopo. Un grande amore impreziosito da tre figli. Un amore che non si dimentica. E la commozione comincia a farsi sentire, perché João, il suo João, ci ha lasciato pochi mesi fa. Un vuoto, quello che ha lasciato nella vita di Dora, che non si può colmare.
Ma lei non vuole rattristarci e rattristarsi e cosi cambia argomento.
Parla della sua famiglia, i figli che ama, il suo nipotino, Dinis, nato tre anni fa. Ed ecco che gli occhi di Dora tornano a brillare, ecco che la nonna orgogliosa non resiste a mostrarci le ultime foto dell”amore della sua vita”.
E allora le chiedo perché questa scelta, perché vendere la ginjinha per strada.
E Dora ci racconta che aveva sempre lavorato, nei ristoranti soprattutto, ma la frattura di una gamba nel 1995 l’aveva costretta a delle protesi per quattro anni e poi ad un dolore che non le aveva più permesso di continuare con il lavoro precedente.
E allora comincia a perdersi nel racconto del passato, ci parla dei primi tempi dopo il matrimonio, della casa in cui avevano vissuto, quella dei suoceri, sempre ad Alfama naturalmente, e che avevano dovuto abbandonare anni fa, in seguito alle nuove leggi che in Portogallo, avevano permesso tanti sfratti. Dora e la sua famiglia avevano perso cosi la loro casa, quella in cui stavano costruendo il loro futuro, e si erano trasferiti in quella in cui Dora vive oggi.
“Era la casa della mia bisnonna” ci racconta, poi della mamma ed infine sua.
E Dora spesso é li, alla finestra del primo piano, e basta chiamarla perché scenda a versarci un bicchierino di ginjinha.
Il racconto di Dora continua ad andare indietro nel tempo, e il ritratto che ne viene fuori é quello di una donna instancabile ed anche avventurosa. Incinta del suo secondo figlio, e già avanti con la sua gravidanza, viaggiava tra Spagna e Portogallo per lavorare. E un giorno, all’ottavo mese di gravidanza, il suo secondogenito quasi nasceva in viaggio.
Instancabile, anche con il suo pancione, perché bisognava lavorare, per la sua famiglia.
Il lavoro non l’ha mai spaventata.
E tre anni fa, una nuova idea, una nuova sfida. Un giorno suo figlio era tornato a casa e le aveva detto “Mamma, conosco una signora che prepara la ginjinha in casa. Perché non la vendi?”
Dora aveva deciso di accettare la proposta del figlio, aveva bisogno di lavorare, ci racconta. Ma si vergognava.
E il primo giorno si era concluso senza nessun cliente. Voleva desistere. Era la ragione perfetta per farlo, la scusa che le serviva con suo figlio. Ma non lo aveva fatto. Ci aveva riprovato.
Ed oggi continua, non solo per guadagnare qualcosa ma soprattutto “perché a casa da sola non vuole starci”
Non ha orari fissi; se non c’é, ci dice, basta chiamarla.
Lei si posiziona li, sotto la porta della sua casa, intorno alle 11 e poi di nuovo qualche ora nel pomeriggio. Dipende dal tempo, dipende dal passaggio di persone.
Ma per Dora, questo lavoro nasconde un pregio molto più importante dei soldi: la gente. Il passaggio delle persone per le vie di Alfama, lo scambiare con lei un sorriso, augurarle il buongiorno, la fanno sentire bene, non le danno il tempo di farla sentire sola.
E Dora ha bisogno di circondarsi di persone, lei che é cosi solare, socievole, sorridente. Basta poco. A volte il suo grido affettuoso “Filha!” mi raggiunge da lontano nella stradina di Alfama, e basta anche solo mandarle un bacio da lontano o urlarle un “come stai?” per vedere i suoi occhi sorridere.
La pandemia é stata un duro colpo per Dora, e non solo perché i turisti sono spariti e con loro gran parte del suo lavoro, ma perché per le strade di Alfama per tanti mesi sono passate sempre meno persone. E quel viavai che tanto riempie il cuore di Dora di gioia, in questo momento non c’é più.
E allora aspetta con ansia che questo periodo finisca, che si torni a ridere per le strade e ad abbracciarsi senza paura, che si torni a farsi compagnia, chiacchierando e bevendo una ginjinha.
Ecco chi é Dora. Infreddolita e coperta da più maglioni in inverno, con le classiche scamiciate d’estate, ma sempre lei, e sempre li, sotto la porta di casa, con la sua bottiglia di ginjinha fatta in casa
Un euro per la ginjinha di Dora – dice il cartello appeso vicino al banchetto – un euro per un bicchierino di liquore, ma soprattutto per un sorriso, per il suo affetto e la sua incredibile umanità.