D João V, il magnanimo (e il donnaiolo)

By : Settembre 17th, 2020 Re e Regine 0 Comments

È il Re noto per il suo splendore, il periodo barocco, per la costruzione del meraviglioso palazzo e convento di Mafra, ma anche per i suoi rapporti extraconiugali. E cosa c’è di strano in un re che ha  delle amanti? In apparenza nulla, a parte il fatto che D. João V aveva una preferenza per le suore …

E di tutti le innamorate, la più famosa era Madre Paula Silva, una giovane bruna, suora del Convento di Odivelas, per la quale D. João V fece costruire stanze sontuose, con soffitti dorati, dove era servita da nove serve. Secondo il libro “Amanti dei re di Portogallo”, i letti erano a baldacchino, rivestiti con foglie d’argento e circondati da velluti rossi e dorati, e le giare in cui urinava erano d’argento.

Durante i 10 anni in cui durò questa relazione, il re gli diede un reddito annuo di 1708 $ 000 réis, ma poteva andare a Odivelas per avere rapporti con la suora solo quando il medico del palazzo lo autorizzava.

Nel 1720, quando Madre Paula aveva 19 anni, diede alla luce José, che era già il quarto figlio bastardo del monarca.

Il primo era nato già dopo il matrimonio con D. Maria Ana d’Austria ed era figlio della sua prima fidanzata, D. Filipa de Noronha, sorella del marchese di Cascais, sedotta quando D. João aveva solo 15 anni e lei 22. Era una dama della regina Maria Sofia di Neuburg, madre del focoso principe. Per convincerla, D. João usò mezzi follemente sciocchi, inclusa una promessa di matrimonio. Il corteggiamento e l’offerta di gioielli rafforzarono l’amore della signora, che aveva l’illusione di diventare regina del Portogallo. Si capisce la sua frustrazione quando seppe dei negoziati per l’unione con la principessa Maria Ana d’Austria.

Seguirono i tre figli illegittimi che divennero noti come Meninos de Palhavã (per aver vissuto in un palazzo in questa zona di Lisbona). Prima di Madre Paula, durante le sue prime visite al Convento di Odivelas, il Re era in intimità con una suora francese, che diede alla luce D. António, e un’altra suora portoghese, madre di D.Gaspar, che divenne arcivescovo di Braga. Il re riconobbe questi tre dei suoi figli illegittimi in una dichiarazione firmata nel 1742.

Quando si stancò delle sue visite a Paula, D. João V iniziò a frequentare un palazzo del XVII secolo che esiste ancora a Lisbona, all’angolo delle strade di Poço dos Negros e São Bento. D. Jorge de Menezes, proprietario di proprietà in Algarve, viveva lì, ma il re scelse di andarci nei giorni (o nelle notti) in cui lo sapeva assente. Con chi si sarebbe incontrato – di nascosto – era con D. Luísa Clara de Portugal, la moglie di D. Jorge.

Ma, durante la visita a Luísa Clara, D. João V si intratteneva anche con una serva della signora. E nominò perfino diplomatico presso la Santa Sede, a Roma, un fratello della ragazza, calzolaio di mestiere!

E nel frattempo il prevedibile accadde: Luísa Clara rimase incinta durante una delle assenze del marito. Sconsolato, D. Jorge si ritirò in una fattoria a Sintra, dove sarebbe morto. Quanto alla regina, tentò – invano – di impedire alla sua rivale di entrare alle feste di Palazzo. Il frutto di questi amori fu una ragazza, inviata al Convento di Santos.

Libera dai suoi figli e da suo marito, Luísa Clara ebbe tempo per tutto, compreso essere l’amante di un fratellastro del re, figlio bastardo di Pedro II. Furioso, D. João V pensò di far castrare l’audace parente, e solo il confessore riuscì a placare la sua ira, evocando le pene dell’inferno.

D. João V avrebbe anche avuto una relazione con una zingara, Margarida do Monte, che mandò in un convento, in modo che smettesse di ricevere altri amanti.

L’ultima amante di D. João V, quando aveva ormai 50 anni, sarebbe stata la cantante lirica italiana Petronilla Basilli. Per tenere il passo con la performance lirica richiesta, il re iniziò a prendere afrodisiaci. E quando, due anni dopo, voltò le spalle alla Basilli, si iniziò a sussurrare che per lui era finita. La verità è che, nell’ultimo decennio della sua vita, il Magnanimo si dedicò principalmente ai gesti caritatevoli che giustificavano il suo epiteto.

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