Dopo il colpo di stato militare del 1926, il Portogallo fu istituita una dittatura. Nel 1932 Antônio de Oliveira Salazar divenne ministro delle finanze e dittatore e istituì un regime ispirato al fascismo italiano.
Si viveva in un paese dove tutto era censurato e proibito: insegnanti elementari e infermiere non potevano sposarsi; il bikini era proibito sulle spiagge; le signore a messa non potevano portare le braccia nude; per usare un accendino era necessaria una licenza; giornali, libri, film, opere teatrali, canzoni e musica dovevano essere censurati, tagliati e banditi.
Non c’erano libertà di parola, stampa, assemblea, manifestazione, sciopero, sindacato, partiti politici e il diritto di associazione era molto limitato e controllato. Non c’era diritto alla salute, alla protezione sociale, all’istruzione o alla casa e, quindi, un gran numero di portoghesi viveva senza acqua corrente, elettricità o fognature.
La polizia politica (PIDE) monitorava, controllava e registrava le vite dei cittadini. Posta intercettata, telefoni, contatti, viaggi, partecipazione ad attività ricreative, culturali, sportive e soprattutto sociali e politiche. Da quando i fascisti erano saliti al potere il 28 maggio 1926, coloro che si erano opposti e avevano combattuto per la libertà e la democrazia avevano subito la più grande repressione.
L’apparato statale era stato adattato come strumento repressivo del regime fascista.
L’emigrazione clandestina era stata la via di fuga, negli anni Sessanta, per oltre un milione di portoghesi in cerca di un lavoro e di condizioni di vita che non avevano in Portogallo.
Nel 1968 il dittatore fu vittima di un ictus, e questo portò alla sua sostituzione con l’ex ministro Marcelo Caetano, che continuò la sua politica. Tuttavia, il declino economico che il paese aveva subito, insieme ai 13 anni estenuanti di guerra coloniale, aveva causato malcontento tra la popolazione e le forze armate, e aveva portato alla comparsa di un movimento contro la dittatura.
È in questa situazione che i militari del Movimento delle Forze Armate (MAE), che si organizzavano e cospiravano dal 1973, eseguirono il 25 aprile 1974 un colpo di stato militare che rovesciò il regime, che cadde senza una resistenza significativa e quasi senza colpi e vittime.
Ma perché questa rivoluzione è passata alla storia come la rivoluzione dei garofani?
Celeste Caeiro era una cameriera al ristorante Franjinhas.
Quel giorno era l’anniversario dell’apertura del ristorante Franjinhas con un innovativo sistema di self-service, il primo a Lisbona. Una festa dove non potevano mancare i fiori. Quando era arrivata al lavoro, Celeste aveva trovato la porta chiusa e il suo capo le aveva detto che non avrebbero aperto perché era in corso una rivoluzione. Ma di non sprecare i fiori.
A quel punto Celeste portò con sé i garofani a Rossio, dove i carri armati attendevano ulteriori ordini da Salgueiro Maia. Un soldato chiese una sigaretta a Celeste, ma Celeste non fumava e tutto quello che aveva da dargli era uno dei garofani che aveva portato dal ristorante. Il soldato accettò il fiore e lo mise nella canna del fucile, segno di una rivoluzione senza armi, e presto i suoi compagni lo seguirono, portando Celeste a distribuire tutti i garofani che aveva tra le sue braccia.
Un gesto insolito, un’immagine che ha fatto il giro del mondo e si è stabilita nell’immaginario dei sognatori. Ore dopo, diversi fioristi si impegnarono a garantire che nessuno rimanesse senza garofani, contribuendo cosi ad immortalarli come simbolo di libertà.