By : Settembre 29th, 2020 Re e Regine, Storia 0 Comments

Durante il regno di D. João V, la firma di un trattato di pace tra diversi paesi europei (1713), fu seguita da una politica di ravvicinamento tra Portogallo e Spagna.

Fu negoziato un doppio matrimonio tra gli eredi dei due regni: la principessa portoghese Maria Bárbara (figlia di D. João V) avrebbe sposato l’erede al trono di Spagna, il principe Fernando; il futuro re D. José I avrebbe contratto matrimonio, invece, con la principessa D. Mariana Vitória (figlia di D. Filipe V, 1 ° re della dinastia Borbone, in Spagna).

Era anche un modo per cercare di garantire la pace tra i due regni.

I documenti per questo contratto furono firmati a Lisbona e Madrid nel 1727, e cosi iniziarono i preparativi per la cerimonia nuziale, che divenne nota come “lo scambio delle principesse”.

Il 10 gennaio 1723, fu preparato il contratto matrimoniale della principessa portoghese con il principe delle Asturie D. Fernando, figlio di Filippo V, di Spagna. Di notte ci furono i fuochi d’artificio al Terreiro do Paço, vari punti nel Tago furono segnalati e illuminati con splendore, e le luminarie in tutta la città furono altrettanto brillanti. Il giorno successivo le nozze si svolsero a Lisbona, per procura, nella chiesa patriarcale.

Lo scambio delle principesse doveva avvenire su un terreno neutro. Per questo motivo fu costruito un ponte con un palazzo in legno sul fiume Caia, un fiume che segna il confine tra Portogallo e Spagna nella regione di Elvas / Badajoz. Il palazzo, molto ben arredato, avrebbe accolto le famiglie reali e gli ospiti principali. E fu in questo palazzo effimero sospeso sul fiume Caia che sarebbe avvenuto lo scambio.

Il corteo reale lasciò Lisbona l’8 gennaio, seguito dal seguito della regina D. Ana Josefa e del patriarca D. Tomás de Almeida.

D. João V arrivò a Évora il 10, accompagnato da D. José, e cercò di ordinare un “ricevimento solenne e festoso” per sua moglie, che era in viaggio con la figlia, Maria Bárbara de Bragança, e l’Infante D. Pedro. Ad accoglierli furono le autorità cittadine, tra cui nobiltà e clero, due battaglioni di fanteria e due reggimenti di cavalleria, oltre alle persone accorse alle porte della Laguna, “da fuori le mura”.

La cerimonia per lo scambio delle principesse, spose degli eredi di due corone, si svolse con il massimo sfarzo, mostrando  tutta la sua magnificenza.

Il corredo della principessa D. Maria Bárbara era grandioso e sorprendente. D. João V, per rendere più suggestiva la cerimonia, ordinò la costruzione del palazzo di Vendas Novas, che esiste ancora oggi, con l’unico scopo di fornire alloggio per due notti alla delegazione portoghese e spagnola . 

Tempo dopo, nel 1746, Filipe V morì e il principe delle Asturie salì al trono con il nome di Fernando VI, incoronando così la principessa D. Maria Bárbara regina di Spagna.

L’entourage della principessa Maria Bárbara era composto da diversi carrozze ordinate appositamente per la cerimonia. C’erano ancora 185 carri e 6.000 soldati.

Molte persone accorsero al fiume per assistere, per quanto possibile, agli eventi pubblici delle cerimonie.

I matrimoni ebbero luogo il 19 gennaio 1729.

291 anni fa. 

By : Settembre 27th, 2020 Tradizioni 0 Comments

Le rondini sono uccelli che, nonostante le loro piccole dimensioni, percorrono migliaia di chilometri per nidificare. Ogni anno, per istinto, volano dal Nordafrica al Portogallo e vi rimangono fino alla fine dell’estate. Questo uccellino è molto caro ai portoghesi perché é preludio alla primavera e al bel tempo.

Sono uccelli associati non solo al bel tempo, ma anche alla casa. Grazie alla sua capacità di allevare la sua prole, i portoghesi vedono questo uccello come un esempio di tutto ciò di meglio la natura può portare.

La passione è tale che i portoghesi appendono repliche di stormi di rondini sui muri delle loro case in segno di prosperità. 

Questo legame nazionale con questo uccellino dalle ali nere è dovuto a Rafael Bordalo Pinheiro che, alla fine del XIX secolo, produceva piccole rondini in ceramica nella sua fabbrica di Caldas da Rainha e le disegnava lui stesso.

Fu lui che nel 1891 appese rondini in ceramica ai fili telefonici che decorano la meravigliosa Tabacaria Mónaco, ancora oggi a Rossio a Lisbona (e guardando in alto, sul soffitto, c’è anche uno stormo di rondini dipinte in volo). 

Si sono diffuse felicemente in tutto il paese per tutto il XX secolo. 

Si dice che le rondini siano simbolo di amore e lealtà, ma anche di casa e famiglia, sentimenti profondamente radicati nella cultura portoghese. Dopo i lunghi voli alla ricerca di climi più miti, anno dopo anno le rondini costruiscono il loro nido nello stesso posto. Sono anche creature che, per tutta la vita, hanno un unico partner.

Incorporate in tale significato, le rondini in ceramica di Bordalo Pinheiro e altre rappresentazioni di questo uccello vengono comunemente scambiate tra persone innamorate, per sottolineare sentimenti di amore, lealtà, casa e famiglia.

Sono anche il significato di armonia e felicità nelle case in cui vengono appesi.

By : Settembre 25th, 2020 Luoghi e Monumenti, Storie e leggende 0 Comments

Indipendentemente dalla propria fede e dalle proprie convinzioni, non si può parlare di Portogallo senza parlare di Fatima. Fatima dista 130 km da Lisbona e viene chiamata „la città della pace“. Si tratta del santuario di culto mariano più importante in Portogallo ed uno dei più importanti al mondo.

Dal 1916 al 1917, in un periodo di tempo scosso da guerre e tumulti del primo 20° secolo e dalla Prima Guerra Mondiale, tre bambini, che si trovarono con il loro gregge di pecore nella  „Cova da Iria“ assistono ad una visione che cambierà le loro vite per sempre: la Vergine Maria. Nel periodo da maggio ad ottobre, queste apparizioni di Maria si ripeterono sempre il giorno 13 di ogni mese, tranne per il mese di agosto dove la Vergine apparve a Valinhos il 19 del mese. Il mondo ricevette un grande messaggio di pace e devozione, attraverso tre bambini e la loro fede e la preghiera del rosario. 

Sarà Lucia, la più grande dei tre pastorelli che anni dopo racconterà nel dettaglio quello che accadde. 

Il 13 maggio 1917, mentre giocavano sorvegliando il gregge, riferirono di aver notato un lampo improvviso, come di un temporale imminente. Preoccupati per le loro pecore, mentre cercavano di metterle al riparo, notarono un secondo lampo circa a metà strada lungo la discesa, mentre una bellissima signora appariva loro sopra un piccolo leccio verdeggiante.

Il racconto prosegue: “Non abbiate paura non voglio farvi del male”, disse la signora; Lucia, sbalordita, chiese: “Da dove venite, Signora?”. “Vengo dal cielo”, rispose, chiedendo ai tre pastorelli di recarsi in quello stesso luogo il tredici di ogni mese, per sei mesi consecutivi fino a ottobre, raccomandando loro, inoltre, di pregare il rosario affinché la prima guerra mondiale potesse finire. Con queste ultime raccomandazioni scomparve. La piccola Giacinta raccontò tutto alla madre che, preoccupata, chiese aiuto alla cognata Rosa, madre di Lucia, che rimproverò aspramente la figlia pensando a una menzogna. Lucia cercò inutilmente di difendersi. Il 13 giugno la Madonna, secondo il racconto, riapparve ai pastorelli rivelando a Lucia, che piangeva per i maltrattamenti subiti dalla madre nel mese passato, che Giacinta e Francisco sarebbero presto morti, mentre lei sarebbe sopravvissuta per far conoscere al mondo ciò che aveva visto. Il 13 luglio i bambini tornarono alla Cova d’Irìa: questa volta erano lì radunate circa cinquemila persone, molte delle quali desiderose di prendersi gioco dei ragazzini; venne mostrata ai tre pastorelli la visione dell’inferno, riportata testualmente dagli scritti di suor Lucia:«La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura.

Nel frattempo, il Portogallo intero aveva cominciato a parlare degli strani avvenimenti accaduti a Fatima, accusando i pastorelli di essere millantatori. La notizia giunse alle orecchie del sindaco, che decise di arrestare questa storia definitivamente: dapprima convocò Lucia, suo padre e il padre di Giacinta e Francisco, Manuel, ricoprendoli di insulti e minacciando di arrestarli, dopo di che, la mattina del 13 agosto, con la scusa di condurre i pastorelli alla Cova d’Irìa, li trascinò in prigione per costringerli a confessare. Ogni tentativo di estorcere loro una confessione risultò vano. I  bambini non riuscirono quindi a recarsi il 13 agosto alla cova di Iria. La Madonna apparirà più tardi, il 19, a Valinhos. In quell’occasione la Madonna promise loro che il mese di ottobre avrebbe lasciato un segno per confermare l’autenticità delle loro affermazioni.

Il 13 ottobre la Cova d’Irìa traboccava di gente: uomini giunti da tutto il Portogallo si erano recati lì per assistere al miracolo annunciato. Vi erano anche parecchi giornalisti anti-clericali, decisi a dimostrare come le apparizioni fossero soltanto una commedia escogitata dal parroco di Fatima. Era una giornata molto piovosa e i fedeli si riparavano con gli ombrelli. A mezzogiorno un sacerdote si avvicinò a Lucia, accusandola di essere una millantatrice poiché la Madonna non era ancora apparsa; poco dopo i presenti videro una nube circondare i pastorelli e il leccio. Lucia racconta che la Madonna le aveva chiesto di far costruire in quel luogo una cappella in suo onore, dedicandola alla “Vergine del Rosario”, raccomandando inoltre di pregare molto perché la guerra era in procinto di concludersi; poi era salita al cielo, che si era aperto al suo passaggio. A quel punto si sarebbe verificato il miracolo promesso: il sole, visibile a occhio nudo, aveva cominciato a volteggiare, dopo di che era parso cadere sulla folla atterrita, fermandosi poi di colpo per risalire in cielo. Il fenomeno sarebbe stato osservato anche da numerosi spettatori increduli, tra i quali Avelino de Almeida, direttore del giornale O Seculo, che era il più diffuso e autorevole quotidiano liberale e anticlericale di Lisbona. Nel suo articolo, pubblicato il 15 ottobre 1917, de Almeida scrisse«Dalla strada, dove i carri erano tutti raggruppati e dove stavano centinaia di persone che non avevano il coraggio sufficiente per attraversare il terreno reso fangoso dalla pioggia, vedemmo l’immensa folla girarsi verso il sole che apparve al suo zenit, chiaro tra le nuvole. Sembrava un disco d’argento, ed era possibile guardarlo senza problemi. Non bruciava gli occhi, non li accecava. Come se vi fosse stata un’eclissi. Poi si udì un urlo fragoroso, e la gente più vicina cominciò a gridare – Miracolo, miracolo! Meraviglia, meraviglia! – Davanti agli occhi estasiati delle persone, il cui comportamento ci riportava ai tempi della Bibbia e le quali ora contemplavano il cielo limpido, sbalordite e a testa scoperta, il sole tremò, compì degli strani e bruschi movimenti, al di fuori di qualsiasi logica scientifica, — il sole «danzò» — secondo la tipica espressione dei contadini.»

Migliaia di persone vissero questo incredibile miracolo del sole in occasione dell’ultima apparizione di Maria il 13 ottobre 1917.

In questo luogo sacro si trova la cappella della comparizione con la statua della Maria Vergine di Fatima. La particolarità di Fatima è il segreto e la forza del messaggio. Il messaggio fu consegnato a tre bambini poveri, che si trovarono con il proprio gregge di pecore nella Cova da Iria. Era un messaggio di pace, fede e consacrazione. I pellegrini, visitando il santuario, cercano proprio questo messaggio e conforto.

Il messaggio si realizza al santuario con le processioni e le manifestazioni religiose da parte dei fedeli. Durante la fiaccolata, che si tiene ogni mese nella notte tra il 12 ed il 13 nel periodo da maggio ad ottobre, passa l’immagine della Vergine su migliaia di candele, ricordando così l’apparizione della Madonna davanti ai tre bambini, avvenuta nell’anno 1917.

By : Settembre 23rd, 2020 Storie e leggende 0 Comments

Molti di voi avranno probabilmente sentito parlare della musica portoghese, patrimonio dell’umanità: il Fado. Su questa musica scopriremo sicuramente di più in un prossimo articolo, ma oggi il mio post è dedicato a un dipinto che si è rivelato essere l’immagine più rappresentativa del fado, quella che troviamo spesso per le strade di Lisbona rappresentato su azulejos o manifesti o pubblicità fuori dalle case di Fado. Sto parlando di uno dei grandi dipinti portoghesi: il Fado di José Malhoa.

Nato il 28 aprile 1855, José Malhoa è stato uno dei grandi pittori portoghesi. Fu un pioniere del naturalismo e il suo lavoro si distinse per essere il più vicino alla corrente impressionista in Portogallo. Il dipinto O Fado ritrae, brillantemente, l’anima di questo genere musicale, simbolo della cultura portoghese.

Sono note due versioni di O Fado di José Malhoa. Il primo è del 1909 e l’altro è del 1910. Molto probabilmente dall’idea al concepimento, José Malhoa ha attraversato alcune fasi prima di raggiungere il lavoro che conosciamo. La storia del dipinto iniziò quando José Malhoa sentì il desiderio di ritrarre il Fado, che iniziò ad avere un certo successo tra borghesi, intellettuali e aristocratici, nonostante fosse, a quel tempo, molto associato alla marginalità, ai quartieri popolari e alla popolazione più povera.

Il pittore assunse inizialmente due modelli professionisti per i primi schizzi, ma non ne rimase soddisfatto. Voleva davvero catturare la vera essenza del fado e l’avrebbe raggiunta solo con modelli reali. Vagò a lungo per i quartieri di Alfama, Bairro Alto fino a trovare ciò che voleva nel quartiere di Mouraria dove, al giorno d’oggi, i suoi abitanti difendono orgogliosamente il fatto di essere la culla di questo genere musicale. In questo modo, José Malhoa ebbe modo di conoscere i due modelli raffigurati nel dipinto. Lui era Amâncio Augusto Esteves, ruffiano, cantante di fado e chitarrista e lei era Adelaide da Facada, così chiamata, perché aveva una grossa cicatrice sul lato sinistro del viso. Di giorno venditrice di biglietti della lotteria e di notte prostituta. Il pittore si recava a casa di Adelaide, che si trovava in Rua do Capelão, per ritrarre il più fedelmente possibile l’ambiente che osservava, un ambiente che in seguito ricreò nel suo atelier.

La gente del quartiere, prima sospettosa, poi si abituò alla presenza del “pittore fine”, come veniva chiamato. Più volte Malhoa dovette spiegare alla polizia i motivi della sua presenza nel quartiere ed si recò più volte in prigione per prendere i suoi due modelli e per poter continuare a fare il suo lavoro. Il “pittore fine” dovette usare molta della sua pazienza e capacità di discussione per mantenere i buoni rapporti con Amâncio. La prima idea di Malhoa sarebbe stata, in effetti,  quella di dipingere Adelaide nuda, o quasi, provocando gelosia e minacce da parte del chitarrista.

Nonostante tutte queste situazioni caricaturali, Malhoa completò il suo lavoro e lo mostrò non solo alle élite per conoscere la loro opinione, ma anche agli abitanti del quartiere. Il dipinto fu accolto molto male all’inizio dalla critica, per aver ritratto il lato minore del fado, la marginalità. Iniziò, però, ad essere riconosciuto all’estero. Viaggiò per Buenos Aires (con il titolo Será Verdade), dove vinse una medaglia d’oro, Parigi (chiamato Sous le charme), Liverpool (con il nome di The native song) e San Francisco.

Nel 1917 la versione del 1910 fu acquisita dal Comune di Lisbona per il valore di quattromila scudi, essendo stata poi collocata nella sala nobile del Paços do Concelho dove rimase fino ad essere integrata nella mostra permanente del Museo cittadino. Oggi lo troviamo al Museo del Fado, prestato dal Museo di Lisbona. La versione del 1909 è in una collezione privata.

La storia di questo dipinto è stata raccontata anche in un fado, che qui puoi ascoltare cantato dalla voce di Amalia Rodrigues

https://youtu.be/MwY8NNMj8hg

By : Settembre 21st, 2020 Gastronomia One Comment

In Portogallo tutto implica un caffè. Da una conversazione seria a un primo appuntamento, passando da ogni pasto, ogni incontro ha la sua tazza di caffè, in modo tale che, molte volte, usiamo l’espressione “beviamoci un caffè” come sinonimo di incontro. Se incontriamo qualcuno, beviamo un caffè, se non vediamo qualcuno per molto tempo, dobbiamo organizzare un caffè, se ci organizziamo per uscire con gli amici, ci incontriamo al bar per un caffè e se un amico sta passando una brutta giornata,  “andiamo, ti offro un caffè!”

Il caffè fu introdotto per la prima volta come merce importante dal re João V nell’ex colonia portoghese del Brasile, rendendo il Brasile il più grande produttore di caffè Arabica al mondo all’epoca. Grazie alle sue relazioni storiche con Brasile, Timor, Angola e São Tomé e Príncipe, tutti paesi produttori di caffè, il Portogallo è stato in prima linea nell’industria di questo prodotto. I primi caffè furono ispirati dai circoli francesi e divennero luoghi privilegiati di socializzazione e condivisione per artisti, politici e scrittori. Figure come Fernando Pessoa, Bocage, José Régio o Júlio Resende sono facilmente associabili a caffè storici, come A Brasileira (Lisbona), Café Nicola (Lisbona) o Café Majestic (Porto).

Come ordinare il caffè?

Per ordinare un espresso di solito chiediamo un caffè, ma a Lisbona dobbiamo ordinare una bica e a Porto un cimbalino (perché prodotto con la macchina da caffè Cimbali). Si racconta che, inizialmente, il gusto amaro del caffè non piacesse ai portoghesi e che, al caffè A Brasileira, dopo che il proprietario del caffè aveva provato di tutto per introdurre questa bevanda,  persino  offrendo il caffè gratuitamente, incontrò il gusto dei portoghesi servendo caffè con lo zucchero. Servita dolce, questa bevanda iniziò ad avere successo, quindi il proprietario avrebbe affisso un cartello fuori dal bar con scritto “Bevi questo con lo zucchero” (“Beba Isto Com Açúcar”) e questa sarebbe l’origine dell’espressione Bica. Non vi è certezza e c’è anche una teoria secondo cui l’espressione sarebbe correlata al modo in cui si è iniziato a fare il caffè, riferendosi alla macchina espresso, da cui il caffè esce dai beccucci.

Ma il compito di ordinare il caffè può essere molto complicato in Portogallo. Sapere come ordinare il caffè giusto richiede una certa conoscenza! Dopotutto, stiamo parlando di una vera istituzione nazionale. Quindi vediamo:

Caffè: servito come un espresso italiano e in mezza tazza.

Bica: sinonimo di caffè, ma usato a Lisbona

Café numa chávena escaldada: in questo caso servito in  tazza calda.

Café com gelo: molto apprezzato in estate. Il caffè è accompagnato da un bicchiere con diversi cubetti di ghiaccio.

Café curto o “italiana”: il caffè non raggiunge la metà della tazza. In questo modo il gusto del caffè è più concentrato.

Café duplo: a differenza del caffè corto, verrà servito in tazza piena, in doppia dose.

Abatanado : americano

Meia de leite: servito in una tazza da tè, è caffè con latte.

Galão: sempre un caffè con latte, ma servito in un bicchiere, quindi con maggiore quantità.

Carioca: è un caffè più debole. Per fare questo, dopo aver preparato un primo caffè che normalmente viene buttato via,  si riutilizza la posa per un secondo caffé.

Garoto: il più debole, perché è composto da latte con un po ‘di caffè.

Pingado (o pingo al nord): l’opposto, cioè caffè e qualche goccia di latte

Café com cheiro o mata-bicho: cafè con profumo, è il caffè servito con un po ‘di bagassa, un brandy portoghese

Allora, quale sarà oggi  il tuo caffè?

By : Settembre 19th, 2020 Storie e leggende 0 Comments

Se Lisbonesi e Portuensi sono i nomi ufficiali degli abitanti di Lisbona e Porto, è come alfacinhas  e tripeiros che sono conosciuti.

Ma perché i lisbonesi sono alfacinhas (lattughini) e quelli di Porto tripeiros (mangiatori di trippa)?

La lattuga é all’origine dei primi e  la trippa all’origine dei secondi, e se il motivo per essere tripeiros è chiaro, storico e onorevole, sembra che l’alfacinhas sia meno chiaro, sebbene altrettanto storico.

Una delle spiegazioni dice che gli abitanti di Lisbona sono alfacinha perché, per molti secoli, le colline di Lisbona sono state piene di questa pianta che veniva usata per cucinare, per la medicina e anche per la profumeria. Furono gli arabi a coltivarla quando occuparono questa zona della penisola iberica nell’VIII secolo d.C.

La pianta aveva, in arabo, il nome “Al-Hassa” da cui derivava la parola “alface (lattuga)”, in portoghese.

Un’altra teoria dice che furono gli abitanti delle zone circostanti di Lisbona – che i cittadini di Lisbona chiamavano “saloios” – a “restituire” il soprannome ai cittadini di Lisbona, chiamandoli “alfacinhas”, in una sorta di scambio di gagliardetti.

È perché? Perché gli abitanti di Lisbona, a partire dal XIX secolo, iniziarono ad adottare l’abitudine di passeggiare la domenica per la zona di saloia, con fiocchi alla moda che sembravano una lattuga al collo.

C’è anche chi dice che il soprannome di “alfacinhas” sia dovuto al fatto che i lisbonesi non si muovono molto oltre la loro città e quindi sembrano lattuga, attaccata al suolo …

Il soprannome “tripeiros” ha un’origine, invece, non solo onorevole ma anche molto patriottica e che dimostra la dedizione della città Invicta a cause che hanno coinvolto la dignità e l’indipendenza del Portogallo.

L’epiteto, infatti, nasce da un grande spirito di sacrificio e da un’enorme fermezza di carattere della gente di Porto. Nel XV secolo, il re D. João I e l’Infante D. Henrique organizzarono segretamente la presa di Ceuta (1415) e, sebbene ignorassero il destino di tutti i preparativi e il motivo della costruzione di così tante navi, al cantiere navale di Miragaia, gli abitanti di Porto si unirono incondizionatamente per aiutare l’infante D. Henrique, nato in quella città e responsabile di tutti quei preparativi.

E in tal modo cercarono di aiutare facendo un sacrificio gigantesco!

Fornirono all’intera flotta la carne che riuscirono a trovare, lasciando agli abitanti solo le budella per sfamarsi. È quindi una questione di onore e orgoglio avere il nome “tripeiros”.

Le rivalità tra Tripeiros e Alfacinhas ha secoli di storia.

Si dice che “il Santo di casa non fa miracoli”, ma Santo António è sempre stato ben accolto per le strade della capitale. I settentrionali, invece, non si esentano dal festeggiare San Giovanni, che per la sua fama di seduttore è conosciuto come il meno affidabile tra i santi.

Quando parli di feste, parli di divertimento. E divertimento è sinonimo di uscire per strada… “Da Ribeira a Foz” – dice la canzone, a chiunque sia di Porto piace sentire la notte vicino al Douro. I “matti a Lisbona” ​​si rivolgono al Tago e cantano “Sto bene, bene, questa mattina a Lisbona”.

Le faide tra nord e sud sono già state dipinte, cantate, parlate e scritte … ma la più grande è vissuta sul campo. Il vero patriottismo di oggi si vede nel calcio e niente di meglio che guardare una partita degli eterni rivali Benfica e Porto, per rendersi conto che i rapporti non sono migliorati nel tempo.

Discussioni regionaliste a parte, c’è un punto comune tra Lisbona e Porto: tutte le discussioni finiscono in un caffè all’angolo bevendo una birra, chiedendo un fino se si é Porto o una imperial a Lisbona. E se a Porto, per ordinare un caffè, si dice “cimbalino”, questo a Lisbona, è cinese. Ti consiglio di chiedere una bica. A proposito, il cimbalino ha a che vedere con il marchio, Cimbali, delle macchine da caffè. E bica? Lo lasciamo per la prossima storia.

By : Settembre 17th, 2020 Re e Regine 0 Comments

È il Re noto per il suo splendore, il periodo barocco, per la costruzione del meraviglioso palazzo e convento di Mafra, ma anche per i suoi rapporti extraconiugali. E cosa c’è di strano in un re che ha  delle amanti? In apparenza nulla, a parte il fatto che D. João V aveva una preferenza per le suore …

E di tutti le innamorate, la più famosa era Madre Paula Silva, una giovane bruna, suora del Convento di Odivelas, per la quale D. João V fece costruire stanze sontuose, con soffitti dorati, dove era servita da nove serve. Secondo il libro “Amanti dei re di Portogallo”, i letti erano a baldacchino, rivestiti con foglie d’argento e circondati da velluti rossi e dorati, e le giare in cui urinava erano d’argento.

Durante i 10 anni in cui durò questa relazione, il re gli diede un reddito annuo di 1708 $ 000 réis, ma poteva andare a Odivelas per avere rapporti con la suora solo quando il medico del palazzo lo autorizzava.

Nel 1720, quando Madre Paula aveva 19 anni, diede alla luce José, che era già il quarto figlio bastardo del monarca.

Il primo era nato già dopo il matrimonio con D. Maria Ana d’Austria ed era figlio della sua prima fidanzata, D. Filipa de Noronha, sorella del marchese di Cascais, sedotta quando D. João aveva solo 15 anni e lei 22. Era una dama della regina Maria Sofia di Neuburg, madre del focoso principe. Per convincerla, D. João usò mezzi follemente sciocchi, inclusa una promessa di matrimonio. Il corteggiamento e l’offerta di gioielli rafforzarono l’amore della signora, che aveva l’illusione di diventare regina del Portogallo. Si capisce la sua frustrazione quando seppe dei negoziati per l’unione con la principessa Maria Ana d’Austria.

Seguirono i tre figli illegittimi che divennero noti come Meninos de Palhavã (per aver vissuto in un palazzo in questa zona di Lisbona). Prima di Madre Paula, durante le sue prime visite al Convento di Odivelas, il Re era in intimità con una suora francese, che diede alla luce D. António, e un’altra suora portoghese, madre di D.Gaspar, che divenne arcivescovo di Braga. Il re riconobbe questi tre dei suoi figli illegittimi in una dichiarazione firmata nel 1742.

Quando si stancò delle sue visite a Paula, D. João V iniziò a frequentare un palazzo del XVII secolo che esiste ancora a Lisbona, all’angolo delle strade di Poço dos Negros e São Bento. D. Jorge de Menezes, proprietario di proprietà in Algarve, viveva lì, ma il re scelse di andarci nei giorni (o nelle notti) in cui lo sapeva assente. Con chi si sarebbe incontrato – di nascosto – era con D. Luísa Clara de Portugal, la moglie di D. Jorge.

Ma, durante la visita a Luísa Clara, D. João V si intratteneva anche con una serva della signora. E nominò perfino diplomatico presso la Santa Sede, a Roma, un fratello della ragazza, calzolaio di mestiere!

E nel frattempo il prevedibile accadde: Luísa Clara rimase incinta durante una delle assenze del marito. Sconsolato, D. Jorge si ritirò in una fattoria a Sintra, dove sarebbe morto. Quanto alla regina, tentò – invano – di impedire alla sua rivale di entrare alle feste di Palazzo. Il frutto di questi amori fu una ragazza, inviata al Convento di Santos.

Libera dai suoi figli e da suo marito, Luísa Clara ebbe tempo per tutto, compreso essere l’amante di un fratellastro del re, figlio bastardo di Pedro II. Furioso, D. João V pensò di far castrare l’audace parente, e solo il confessore riuscì a placare la sua ira, evocando le pene dell’inferno.

D. João V avrebbe anche avuto una relazione con una zingara, Margarida do Monte, che mandò in un convento, in modo che smettesse di ricevere altri amanti.

L’ultima amante di D. João V, quando aveva ormai 50 anni, sarebbe stata la cantante lirica italiana Petronilla Basilli. Per tenere il passo con la performance lirica richiesta, il re iniziò a prendere afrodisiaci. E quando, due anni dopo, voltò le spalle alla Basilli, si iniziò a sussurrare che per lui era finita. La verità è che, nell’ultimo decennio della sua vita, il Magnanimo si dedicò principalmente ai gesti caritatevoli che giustificavano il suo epiteto.

By : Settembre 15th, 2020 Gastronomia 0 Comments

È il re del menu di qualsiasi ristorante portoghese; secondo la tradizione ci sono 365 ricette diverse ma i portoghesi promettono che sono più di 1000. È protagonista delle cene di Natale e anche del pranzo di Natale, dove i resti del baccalà e le verdure vengono mescolate alle uova e fritti in padella, un interessante “riciclo” della cena precedente nel tradizionale “vestito vecchio”.

Un vero piatto nazionale! Ma pochi sanno che il baccalà in realtà viene pescato a migliaia di chilometri dalle acque del Portogallo!

Apprezzato in tutto il mondo, la storia del merluzzo ha migliaia di anni. Esistono documenti di fabbriche per la lavorazione del merluzzo in Islanda e Norvegia nel IX secolo. I vichinghi sono considerati i pionieri nella scoperta del merluzzo gadus morhua, una specie che era abbondante nei mari che navigavano. Siccome non avevano sale, si limitavano a seccare il pesce all’aria aperta, fino a farlo perdere quasi un quinto del suo peso e indurirsi come una tavola di legno, per essere consumato a pezzi nei lunghi viaggi che facevano negli oceani.

Ma è dovuto ai Baschi, popolo che abitava le due sponde dei Pirenei occidentali, a fianco della Spagna e della Francia, il commercio del merluzzo. I baschi conoscevano il sale e ci sono registrazioni che nell’anno 1000 commerciavano merluzzo stagionato, salato e secco. Il baccalà  fu una rivoluzione nell’alimentazione, perché a quel tempo il cibo si deteriorava a causa della sua precaria conservazione e aveva una commercializzazione limitata (il frigorifero apparve nel XX secolo). Il metodo di salatura ed essiccazione degli alimenti, oltre a garantirne la perfetta conservazione, ne manteneva tutti i nutrienti e affinava il gusto. La carne di merluzzo facilitava ancora la conservazione salata e asciutta, grazie al bassissimo contenuto di grassi e all’elevata concentrazione di proteine.

Un prodotto di tale valore ha sempre suscitato l’interesse commerciale dei paesi con flotte pescherecce. Nel 1532, il controllo della pesca del merluzzo in Islanda ha innescato un conflitto tra inglesi e tedeschi noto come la “Guerra del merluzzo”.

I portoghesi scoprirono il merluzzo nel XV secolo, all’epoca della grande navigazione. Avevano bisogno di prodotti che non fossero deperibili, che potessero resistere a lunghi viaggi, poiché a volte impiegavano più di 3 mesi per attraversare l’Atlantico.

Hanno tentato con diversi pesci della costa portoghese, ma sono andati a trovare il pesce ideale vicino al Polo Nord. In effetti, i portoghesi furono i primi ad andare a pescare il merluzzo a Terra Nova (Canada), scoperta nel 1497. Ci sono documenti  che nel 1508 il merluzzo corrispondeva al 10% del pesce commerciato in Portogallo.

Nel 1596, durante il regno di D. Manuel, la decima della pesca di Terra Nova veniva raccolta nei porti di Entre Douro e Minho. Pescavano il merluzzo anche al largo delle coste africane.

Il merluzzo fu subito incorporato nelle abitudini alimentari ed è ancora oggi una delle sue principali tradizioni.

La Chiesa cattolica, al tempo del Medioevo, manteneva un calendario rigoroso in cui i cristiani dovevano obbedire ai giorni di digiuno, escludendo dalla loro dieta le carni considerate “calde”. Il merluzzo era un alimento “freddo” e il suo consumo era incoraggiato dai commercianti nei giorni di digiuno. Con ciò, iniziò ad avere una forte identificazione con la religiosità e la cultura del popolo portoghese.

Il merluzzo non è sfuggito alla macchina di propaganda dell’Estado Novo, che ha trasformato le dure lotte di pesca in un’epopea romanzata, per proiettare l’immagine del popolo portoghese come un popolo coraggioso.

Il baccalà è definito un amico fedele perché è presente nella vita di molti portoghesi nei momenti importanti. Questo perché è un ingrediente fantastico che è all’origine di diverse ricette, rivendicando per sé il ruolo principale.

Ma come si prepara il baccalà? Dopo aver dissalato il filetto di baccalà in acqua fredda per tre giorni e aver cambiato l’acqua ogni 5-8 ore, può finalmente essere cotto, grigliato, saltato in padella, fritto, cotto al forno… Baccalà a Brás (con patatine fritte e uova in padella) , Bacalhau a Gomez da Sá (al forno con uovo sodo e patate lesse), Bacalhau a Nata, (al forno mescolato con patatine e panna), Bacalhau a Minhota, (fritto con cipolle) … e tutte le ricette che la tua immaginazione suggerisce!

By : Settembre 13th, 2020 Luoghi e Monumenti 0 Comments

La Strada del Romanico è un itinerario turistico e culturale che ci porta nel nord del Portogallo alla scoperta di un patrimonio indimenticabile.

Composto da più di 27 programmi, con durate che possono variare da 1 a 5 giorni, il percorso ci conduce attraverso luoghi e monumenti storici e ci riporta alla memoria dello stile romanico. Tre regioni, tre percorsi per scoprire circa 60 monumenti e costruzioni romaniche in Portogallo.

ALLA SCOPERTA DEL DOURO ROMANICO: 14 monumenti, tra cui spicca la Chiesa di São Martinho de Mouros, a Resende,

ATTRAVERSO LA VALLE DEL TÂMEGA: un viaggio attraverso paesaggi indimenticabili e oltre 25 monumenti. Questo percorso inizia alla Chiesa di São Pedro de Abragão e termina alla Chiesa di Salvador de Fervença, passando per Amarante, Celorico de Basto, Marco de Canaveses e Penafiel.

IL FASCINO DELLA VAL SOUSA: su questo percorso, composto da 16 monumenti sparsi tra Felgueiras, Lousada, Penafiel, Paredes e Paços de Ferreira, spicca il Monastero di Salvador Paço de Sousa. È una delle costruzioni più simboliche e carismatiche dello stile romanico nel nord del paese. Era frutto di una donazione del conte D. Henrique, padre di D. Afonso Henriques (primo re portoghese), e divenne uno dei più famosi monasteri benedettini.

Lo stile romanico arrivò in Portogallo alla fine dell’XI secolo, durante il regno di D. Afonso Henriques, come conseguenza dell’europeizzazione della cultura. Il termine “romanico” deriva quindi dalle influenze dell’Impero Romano, che dominò per secoli l’Europa occidentale.

Con l’avvento della cultura romanica iniziarono diversi lavori nei luoghi più diversi del paese, vale a dire il Monastero di Santa Cruz e le cattedrali di Coimbra, Lisbona e Porto. Essendo questo stile prevalentemente religioso, la maggior parte di queste opere sono state richieste da vescovi e abati dei principali monasteri e diocesi nazionali: Braga, Coimbra, Porto, Lamego, Viseu, Lisbona ed Évora.

Alcuni degli elementi più caratteristici dello stile romanico, e che gran parte degli edifici finì per inglobare, furono gli aspetti più teatrali, gli spazi più ampi e privi di barriere visive – a parte le zone di culto -, le piante longitudinali – a forma di croce – , le volte, le poche finestre, archivolti, sculture, vetrate, arazzi e dipinti ispirati alla religione cattolica – dove si utilizzava la tecnica dell’affresco, con colori accesi e forti. Questi ultimi elementi erano molto importanti perché, nel Medioevo, pochi sapevano leggere e scrivere e, quindi, questi dipinti servivano da “alfabetizzazione religiosa”.

La scultura romanica è stata utilizzata, soprattutto, per adornare i luoghi sacri. Pertanto, l’obiettivo principale era la religione. Le sculture avevano forme innaturali e di solito erano rappresentate da figure scolpite sui muri delle chiese.

Possiamo trovare i segni di questa cultura in tutto il paese, sia in termini di architettura che di pittura e scultura, soprattutto nelle zone settentrionali e centrali.

Un modo diverso di visitare il Portogallo, un viaggio nel tempo che aspetta solo te!

By : Settembre 11th, 2020 Tradizioni 0 Comments

Oggi parleremo di uno strumento tipico portoghese che è stato ampiamente utilizzato in molti paesi come le Hawaii e il Brasile: il cavaquinho. Simile a una chitarra ma più piccolo, con quattro corde, questo strumento è molto utilizzato nella musica popolare e legato al folklore.

 Attualmente ci sono due tipi di cavaquinhos nel Portogallo continentale, che corrispondono a molte altre aree: il tipo del Minho e il tipo di Lisbona.

È indubbiamente fondamentalmente nel Minho che il cavaquinho appare oggi come una specie tipicamente popolare, legata alle forme essenziali di musica caratteristiche di questa provincia.

Il cavaquinho è uno degli strumenti preferiti e più apprezzati nella feste del Minho condividendo con loro, e con il proprio genere musicale, un carattere giocoso e festoso che esclude altri usi cerimoniali o austeri. Usando da solo, con una funzione armonica e per accompagnare il canto, il cavaquinho appare spesso accompagnato dalla viola o da altri strumenti – oltre ad alcuni strumenti a percussione come il tamburo.

Le dimensioni dello strumento differiscono poco da caso a caso, non superando i 52 cm di lunghezza totale in un comune esemplare. L’altezza della cassa è l’elemento meno costante – con 5 cm nella maggior parte dei casi -, anche se compaiono cavaquinhos molto bassi, che hanno un suono più potente. 

Il cavaquinho esiste anche nelle isole portoghesi e in altri paesi che hanno avuto contatti con il Portogallo in momenti diversi della sua storia.

Per quanto riguarda la sua espansione geo-culturale, il cavaquinho sembra costituire una specie stabilita principalmente nel Minho, da dove si irradiava in altre regioni: Coimbra, Lisbona, Algarve, Madeira, Azzorre, Capo Verde e Brasile.

In questo modo, il cavaquinho si sarà diffuso a Madeira per mano dell’emigrante Minho. Lontano dal suo centro di origine e dalla sua tradizione più tradizionale, cambia forma per influenza e associazione con altri strumenti, preservando il suo carattere popolare ma acquisendo un nuovo status più elevato nella città di Funchal.

Sarà così che tornerà nel Continente, Algarve e Lisbona, nelle mani di persone di quelle zone che lo conoscono lì solo con quell’aspetto. Lo stesso potrebbe essere accaduto con il Brasile; sebbene sia anche possibile ammettere l’instaurazione di relazioni dirette tra Madeira e quel paese.

Il cavaquinho in Brasile, compare in tutti i gruppi regionali di choros, emboladas, balli pastorali, sambas, ranchos, chulas, ecc., con un carattere popolare ma urbano.

Il cavaquinho esiste anche a Capo Verde, in un formato più ampio rispetto a quello della sua controparte portoghese legata alle forme tradizionali di musica locale.

Sulle isole Hawaii c’è uno strumento come il cavaquinho – l ‘«ukulele» – che sembra essere stato portato lì da emigranti portoghesi nel 1879. Come il nostro cavaquinho, l’ «ukulele» hawaiano ha quattro corde e la stessa forma generale.

I navigatori portoghesi portarono il cavaquinho anche in Indonesia. Il suo adattamento locale ha guadagnato il nome di kroncong, un nome dato anche a uno stile musicale influenzato dal fado e creato nel XVI secolo.

E ora che sai di più sulla storia di questo strumento, è tempo di goderti la sua musica!

https://youtu.be/cpwqJFhy-uk